Onorata di essere stata invitata a partecipare a questo progetto, vetrina, ma introspettiva, dell'imprenditorialità femminile saviglianese, ho pensato di ricordare mio suocero e mentore Vittorio Colombo per raccontarmi. Penso RIFIORIRE significhi preservare la memoria affinché il passato divenga un segno, una garanzia, una promessa per l’avvenire.
Ringrazio di cuore Eleonora (Ellade Photo) e Francesca (titolare della "Piccola bottega floreale"), promotrici dell'iniziativa, per aver saputo comprendere e ritrarre la mia riguardosa ritrosia.
ROSA ROSSA.
Ho scoperto fosse il suo fiore preferito la mattina della sua morte assistendo nei preparativi per la funzione funebre.
Parlavamo molto (definirci entrambi loquaci sarebbe un eufemismo ;-)) e dei più svariati temi tuttavia mai, in 12 anni di nostra conoscenza, mi venne in mente di domandargli il fiore prediletto: che cosa buffa…
Eppure Vittorio era un esteta, sicuramente mi avrebbe raccontato qualche aneddoto inerente le rose rosse, la loro origine mitologica, episodi di vita vissuta ecc. con una dovizia di particolari tale che mi sarebbe parso di aver sperimentato in prima persona la vicenda, sempre che avesse terminato la narrazione poiché, abilmente, tendeva a portare avanti in modo parallelo una dozzina di argomenti correlati per lasciarli più o meno in sospeso… Ho sempre pensato la sua vulcanica parlantina non riuscisse a stare al passo con il fulmineo pensiero.
La sua amata rosa, nell’immaginario comune, è il fiore da donare per eccellenza inoltre, per affinità della sua conformazione al cerchio, ad essa si associa un significato di sistematicità, di ciclicità: una cosa che non ha né inizio né fine. Ebbene la mia attività lavorativa, in qualche maniera, rappresenta l’eredità di Vittorio: è stato colui che per primo ha creduto in me quando neppure io ero consapevole di voler intraprendere questa avventura, ha sempre riconosciuto il mio senso estetico ed incoraggiata ad esprimerlo, mi ha illustrato punti di forza e criticità del suo lavoro. Da sempre affascinata dalla sua professione, era rappresentante di arredamento di alta gamma, mi immergevo letteralmente nella miriade di cataloghi e dépliant appartenenti alle sue ditte, curiosavo i progetti di cui si occupava “offrendogli” costantemente il mio parere. Mi ha avvicinata ad un mondo che non conoscevo né per formazione né per esperienza di vita e me ne sono innamorata, in modo naturale, approfondendo e studiando poiché bramavo e bramo sapere.
Il colore rosso come allegoria della passione per il mio lavoro: assistere i committenti mi rende entusiasta, motivata al continuo miglioramento, mi concede l’opportunità di esprimere la mia unicità nel ritrarre la loro personalità, di contribuire, seppur in minima parte, alla vita della società che abito… per questo sarò sempre riconoscente al “ragionier Colombo”.
Vittorio ed io ci confrontavamo spesso anche perché, nonostante la classe 1942, era un uomo dai gusti estremamente moderni, direi avantgarde… possedeva un proprio concetto di esuberante eleganza che si accompagnava a sregolata genialità; dal canto mio tutt’ora mitigo la comune visione eclettica con un oculato controllo gestionale: probabilmente perché donna, assumo un approccio lavorativo interconnesso, adotto una prospettiva ampia pur avendo cura delle sfumature, insomma seguo un’empatica sistematizzazione.
Una parte importante della mia professione continua ad essere la fornitura di arredi di prestigio, ho mantenuto e rinnovato le collaborazioni con le ditte di “Ioio” ed ampliato con ulteriori da me selezionate: il leit motiv è rimasto l’elevata qualità coniugata alla convenienza dell’acquisto diretto in fabbrica.
Porto convintamente avanti la sua idea di ridurre i passaggi commerciali e di non dover riversare i costi di un’esposizione sui clienti: l’appartamento dove risiedo costituisce il mio showroom a dimostrazione che vivo gli arredi che propongo, a prova che il gusto e la conoscenza permettono di declinare con padronanza stili, mode e tendenze a costruzione del rifugio più fedelmente rappresentativo.
Ho rivestito questa impostazione di un significato intimo: conduco i clienti nel mio NIDO come io mi addentro e costruisco il loro per porre le basi di un interscambio di autentica conoscenza.
Il bagaglio di esperienze e l’imprinting di Vittorio sono state per me un lascito formativo, una solida base da cui partire. Si sa il passaggio generazionale implica assimilazione delle contaminazioni e ripensamento dell’attività, della propria missione in un’ottica più personale conservando però le peculiarità di chi ci ha preceduto: di mio suocero ho sempre ammirato la proverbiale arte oratoria frutto di esperienza pluriennale sul campo unita al carattere esuberante, egli sapeva parlare alle persone, ma non imboniva, aveva cura e considerazione del cliente. Sposo pienamente questo suo atteggiamento poiché ho estremo rispetto della fiducia che mi viene accordata.
Riconoscente ed indubbiamente segnata dal suo percorso ho pensato di descrivermi mediante questo tributo conscia che sia una scelta singolare eppure significativa.
Esiste qualcosa di magico nel ricordo, è foriero di una dolcissima malinconia: in questo allungarmi verso le radici sussiste il segreto della forza che mi trascina, in modo positivo, verso il futuro.